Webinar Manipolazioni Vertebrali: Facciamo Chiarezza

Lunedì 7 aprile 2025 si è tenuto un webinar intenso, ricco di contenuti e di spunti di riflessione sulle manipolazioni vertebrali, una delle tecniche più discusse (e spesso fraintese) nell’ambito della riabilitazione e della terapia manuale.

A moderare l’incontro, due figure ben note nella comunità scientifica: Marco Bonifacio e il fisiatra Enricomaria Mattia, che hanno saputo guidare il confronto con equilibrio e apertura, garantendo spazio sia agli aspetti teorico-scientifici che a quelli clinici e normativi.

Il panel era di altissimo profilo, composto da Daniele Pignatelli, Alessandro Carollo e Alessandro Pernice, tre professionisti con anni di esperienza nella formazione e nella pratica clinica avanzata. Insieme a loro, sono intervenuti anche Alessio Serini, fisiatra con incarico nel SSN, e Philippe Caiazzo, osteopata di lunga esperienza internazionale.

L’incontro si è aperto con un punto fermo, condiviso da tutti: la diagnosi è l’elemento imprescindibile. Senza inquadramento clinico, senza esami adeguati e senza un ragionamento differenziale, la manipolazione vertebrale non solo perde efficacia, ma può diventare un atto rischioso. L’HVLA – la manipolazione ad alta velocità e bassa ampiezza – non è una tecnica da improvvisare: è un gesto preciso, da eseguire con consapevolezza e in un contesto ragionato, all’interno di un percorso terapeutico strutturato.

Alessandro Carollo ha illustrato con chiarezza l’evoluzione del concetto di manipolazione, mettendo in luce come molte delle idee diffuse – come lo spostamento vertebrale o la sublussazione – siano ormai superate dalla scienza moderna. Non si tratta più di “rimettere a posto le ossa”, ma di agire sul sistema nervoso, creando un input sensoriale preciso, finalizzato a ridurre dolore, liberare il movimento e creare le condizioni per il lavoro successivo: l’esercizio terapeutico.

Daniele Pignatelli, con un’analisi ricchissima dal punto di vista neurofisiologico, ha definito le HVLA come meccanoneurostimolazioni, ossia atti terapeutici che stimolano elettivamente determinati recettori muscolari e nervosi, influenzando i circuiti centrali e periferici. Nessuna forzatura articolare, nessuna necessità di superare range fisiologici: l’efficacia dipende dalla qualità dello stimolo, non dalla quantità di rumore prodotto.

Alessandro Pernice ha portato un’importante riflessione sulla letteratura scientifica, evidenziando luci e ombre. Se è vero che mancano ancora RCT di altissimo livello, è altrettanto vero che esiste una base scientifica significativa, e soprattutto una evidenza clinica quotidiana, che non può essere ignorata solo perché non “pubblicata”. Ha inoltre ricordato come il modello biopsicosociale resti il riferimento per ogni atto terapeutico, manipolazioni comprese.

Alessio Serini, nel suo ruolo di medico del SSN, ha chiarito con precisione che le manipolazioni vertebrali sono riconosciute nei LEA (codice 93.15) e che, in ambito pubblico, devono essere prescritte e somministrate da medici abilitati alla medicina manuale. Ha però anche sottolineato l’importanza della formazione continua per tutti gli operatori sanitari che lavorano in team.

L’intervento conclusivo di Philippe Caiazzo ha aggiunto un tocco di esperienza e profondità umana, mettendo in guardia dal rischio di spettacolarizzare la manipolazione e ricordando a tutti che, prima delle tecniche, viene la relazione con il paziente e il rispetto per la sua storia, il suo corpo e la sua sensibilità.


Cosa resta da questa serata?

Una parola chiave: responsabilità.
Responsabilità nell’uso delle tecniche, nell’informazione che si dà al paziente, nella collaborazione tra professionisti. Le manipolazioni vertebrali non sono né la panacea né il male assoluto. Sono uno strumento potente, che, se usato con competenza, può aprire finestre terapeutiche preziose per il lavoro funzionale e il recupero.

Il messaggio finale è chiaro: studiate, collaborate, mettete in dubbio, cercate risposte. Non smettete mai di evolvervi.

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