Intervista ad Antonio Bortone

Intervista ad Antonio Bortone

di Marco Musorrofiti

Per molti rappresenta il “Ministro della Fisioterapia”. E’ da pochi anni alla guida della più grande Associazione sulla fisioterapia, ma già ha lasciato il segno grazie al suo costante impegno e alla sua perseveranza nel raggiungere gli obbiettivi prefissati. Le associazioni delle singole professioni sanitarie hanno individuato in lui il rappresentante delle categorie e l’hanno eletto presidente del CO.NA.P.S ovvero Coordinamento Nazionale Associazioni Professioni Sanitarie.

Presidente cosa vuol dire essere il Presidente dell’Aifi? 

Cercare di armonizzare una serie cospicua di eccellenze ancora dis-ordinate in un sistema coerente e fortemente professionale; oltre che rappresentare nei Tavoli istituzionali una della Professioni sanitarie più ambite dai giovani studenti e ricca di appeal disciplinare.

Quando ha deciso di diventare fisioterapista?

Da giovane. In occasione delle cruciali scelte di indirizzo professionale che ho fatto all’epoca del secondo anno di Liceo.

In che tipo di riabilitazione si è specializzato?

Fisioterapia pediatrica e riabilitazione in acqua, anche se ora mi occupo di management sanitario.

Cosa ha da invidiare ai suoi colleghi della SIMFER?

Proprio niente.

Si sbilanci, quando verrà istituito l’Ordine dei Fisioterapisti?

Con pazienza e perseveranza tutto si raggiunge….

Sarà sicuramente una vittoria per tutta la categoria, ma secondo lei dopo che cosa cambierà?

Diminuiranno i fenomeni di abusivismo; ci sarà un sistema di anagrafe professionale ordinato e di facile orientamento per il cittadino; ci sarà maggiore attenzione sui processi di miglioramento della qualità delle prestazioni professionali; ci sarà adeguata sorveglianza sul rispetto delle norme deontologiche.

Mi dica un obiettivo a cui non rinuncerebbe mai.

Il rispetto della deontologia e la tutela della dignità professionale.

La ricerca in Fisioterapia come sta progredendo?

Lentamente, ma cresce con difficoltà permanenti, a causa di un sistema organizzativo che ci vede molto spesso operare a vantaggio di categorie mediche, nonché a causa di un persistente retaggio culturale. Le nuove generazioni però hanno conoscenze e strumenti in più per diventare pienamente titolari di un processo metodologico di ricerca in questo ambito.

Pensa che il diploma in osteopatia, chiropratica o altro sia doveroso per completare le nostre conoscenze?

Assolutamente no. Sono percorsi di futura specializzazione del fisioterapista, ad oggi riconosciuta come formazione post base anche se non del tutto regolamentata. Comunque rappresenta e rappresenterà una specificità di ambito, ma non del tutto esaustiva in riferimento alle potenzialità di indirizzo del Fisioterapista stesso.

Oltre l’Ordine qual è la migliore arma per vincere l’abusivismo?

Il recupero di un senso civico, l’assunzione di responsabilità diretta nella denuncia ai NAS

Come vede la riabilitazione tra vent’anni?

Altamente specializzata, fondata su prassi appropriate e misurate anche con confronto con le evidenze scientifiche. Sempre più densa di contenuti assistenziali a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione e con contributi decisivi da parte del progresso tecnologico

Ci dia la sua opinione sul decreto che prevede il fisioterapista dentro le farmacie
.

Positiva, ma devono essere precisati meglio i meccanismi operativi ed i livelli di responsabilità e, soprattutto, deve essere evitata una deriva concettuale, che consentirebbe nelle farmacie lo svolgimento di prestazioni non incluse nei LEA e non contemplate in regime di convenzione regionale, finendo per generare sbilanciata concorrenza con la popolazione degli studi professionali di Fisioterapia.

Navigando sui social network ogni tanto si legge che l’Aifi è troppo lontana dai problemi quotidiani, che fa lotte di potere ma non sta vicino al singolo lavoratore sul “campo”, lei cosa risponde a queste critiche?

Che parlare di “potere” mi sembra indicibile, chi opera in Aifi lo fa mettendosi volontariamente al servizio della comunità, con i propri mezzi, le capacità ma anche con i propri limiti; mettendo anche in conto che non sempre risulta comprensibile o popolare l’azione politica istituzionale che l’aifi è doverosamente e quotidianamente chiamata a compiere; che i problemi della quotidianità sono quasi sempre al primo posto nelle nostre attenzioni; che ogni lavoratore ha purtroppo il “suo” campo e vede solo quello.

Il suo sogno nel cassetto inerente la nostra professione?

Migliorare sempre i professionisti, stimolare sempre di più il rapporto fiduciario tra professionista e cittadino; vivacizzare ancora di più lo sviluppo e la crescita professionale in ambito della docenza universitaria e del management aziendale.

Concluderei questa intervista con uno spunto preso da un suo editoriale della rivista “Fisioterapisti”: Presidente, ma chi gliela fa fare?

Chiunque si occupa di fisioterapia e riabilitazione se lo domanda da sempre : fa parte dei grandi interrogativi  esistenziali che sono il carburante della vita.

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